L’Essere Umano Perfetto diventa Opera d’arte

L’Essere Umano Perfetto diventa Opera d’arte performance e videoinstallazione.
Cast: Rosario Gallardo e Chiara
Suoni: Rosario Gallardo con Fabietto Kosmiko
Videoistallazione 7-11 Novembre 2012 – Porndemia per Paratissima (Artissima), Torino, Italia
Performance 10 Novembre 2012 – Porndemia per Paratissima (Artissima), Torino, Italia
Performance 10 Novembre 2012 (notte) – Centro di Cultura Contemporanea Ex Birrificio Metzger, Torino, Italia

 

Da MilanoX

Divento Opera d’Arte
BY ROSARIO GALLARDO | LUNEDÌ 9 DICEMBRE 2013
L’essere Umano Perfetto diventa Opera d’Arte è stata la nostra performance che mi ha più inebriato; comuni avventori della manifestazione artistica che ci ospitava mi hanno penetrata col più grosso fallo che posseggo, mi hanno nutrita di cazzo e cioccolatini.

E’ il 10 Novembre 2012, siamo a Torino, il mio culo spiaccica una poltroncina vittoriana raccolta dalla spazzatura e messa a fare da istallazione in Porndemia, una rassegna sulla pornografia nell’arte inserita nel contesto di Paratissima che è il fuori salone di Artissima (qui a Milano si chiama Mi-Art).
La Poltroncina, un piccolo monitor lcd in cui gira “The Perfect Human” (video tratto dalla performance praticamente omonima “L’essere Umano Perfetto”, fatta la primavera precedente sempre a Torino), uno strascico di plastica di quella che si usa quando si imbianca per proteggere pavimenti e mobili. Alle spalle e tutto intorno le opere di Kern, Araki, Mollino, Manara, eccetera. Nella stanza si abbassa la luce, c’è molta gente, come sempre abbiamo fatto pienone.
Per La Stampa di Torino siamo i performer del porno. Invitano i lettori a vedere la nostra performance “pornoestetica” in cui proponiamo un live show di 12 minuti, ripetuto per un ora. A parlare con i giornalisti che non firmano gli articoli ce ne si esce sempre un po’ come alieni atterrati ieri sul pianeta e incapaci di una comunicazione umana, hanno cannato persino le tempistiche.
Fatto sta che la sala è colma, la luce è spenta, il video non gira più nel monitor ma è proiettato sullo sfondo con l’audio a palla, Chiara è pronta, Nicola pure. Come guerrieri nell’arena, siamo in scena. Io sono l’opera d’arte e sono anche l’essere umano perfetto, questo è chiaro, ho una fica enorme e la bocca aperta, Chiara indossa solo una giacca con la coda e delle calze francesi, il suo corpo è androgino, Nicola è vestito di tutto punto e imbraccia una grossa polaroid d’epoca. Fissiamo il pubblico che a sua volta sta fissando noi.
Io le performance le penso sempre come un gesto ostile, sono una specie di sfida, di schiaffo, di prova a cui esporre sia me che il pubblico; ma questa è qualcosa di più, in questa portiamo il pubblico a sporcarsi le mani.
L’idea nasce dalla nostra maldisposizione nei confronti della fruizione artistica: gente che compra la creatività e lo sforzo, i sogni e le emozioni per appenderseli in salotto. In fondo si appropriano di qualcosa per la quale al massimo hanno dato solo del contante. Noi vogliamo vederli invischiarsi di più. Da quando esiste Rosario Gallardo ho sempre notato come il pubblico facilmente si colloca in una posizione troppo protetta per sentirsi compromesso, soprattutto se la comunicazione è in chiave pornografica. C’è molto più scambio ed equità in uno spettacolo finalizzato a farsi le seghe. Reduce dalla performance “L’essere Umano Perfetto” di Giugno, che di questa alchimia drammatizza i tratti, stavolta L’essere Umano Perfetto, nel diventare Un’Opera D’Arte, vorrebbe trascinare con se più gente possibile. E lo fa.
Il pubblico di un contesto artistico è parecchio eterogeneo, ci sono persone lì per caso, tutte pronte a giurare che non sapevano a cosa sarebbero andate in contro. Chiara giura di aver visto perfino qualche bambino, del resto l’organizzazione a Porndemia ha fatto acqua in tutti i modi possibili. Di sicuro so che avevamo un fronte cattolico che ha parecchio sofferto: la legge tutela i minori e anche i moralisti adulti un po’ ovunque, anche in contesti d’arte. Infatti in molti mi hanno poi chiesto se, per la legge, la nostra fosse libera espressione o atti osceni. Che meravigliosa questione! Il confine tra ciò che è osceno e ciò che invece in scena è ammesso dovrebbe essere il primo tra gli ambiti di indagine nel nostro periodo storico e invece il mercato si fa mercatino e opta per rassicuranti ghirigori, meglio se in voga già da una ventina d’anni.
Io spalanco la bocca, Chiara mi caccia in bocca un cioccolatino poi fa un giro col vassoio pieno. Sulle prime il pubblico non coglie, qualcuno mangia un cioccolatino. Va beh.
Chiara me ne infila in bocca un’altro, Nicola scatta una pola e la mette in mostra ai miei piedi. L’iconografia celebra l’ammansire della belva. Ancora un cioccolatino masticato e sciolto mi cola sul mento, poi un altro, l’Essere Umano Perfetto in mostra è come un animale incastrato in un quadro, rimpinzato di cioccolatini che lo inchiodano come spilli sullo sfondo, ogni tanto cambio posizione, sempre con la fica ben esposta, come la bella chioma del leone o il muso lungo del coccodrillo che non è stato impagliato e, clemente, e si lascia guardare. Come una scimmia con le sue noccioline, Chiara offre il vassoio al pubblico che stavolta sa cosa fare.
Dodici minuti e poi si cambia vassoio: riempita la bocca, ora riempiamo la fica. Sul vassoio troneggia un enorme dildo a forma di pene, un flaconcino di lubrificante e dei guantini di lattice.
Chiara si infila un guanto, spruzza del lubrificante e mi infila il dildo. Un ingresso, un’uscita, una polaroid, poi offre il vassoio al pubblico, un giro a vuoto. Seconda penetrazione dimostrativa, seconda foto, secondo giro; qui qualcosa cambia. Il pubblico non smette di palpitare, freme e si ammassa: un contesto così istituzionale e perbene sdogana i sentimenti.
Una donna dal pubblico si infila il guanto, si avvicina, Chiara le guida la mano, mi penetra, Nicola fa una foto. Un’altro giro, un uomo infila un guanto, si avvicina, cerca i miei occhi, Chiara gli guida la mano, lui affonda e mentre affonda nella fica col dildo affonda dritto dentro nei miei occhi con i suoi, foto. Altro giro, ancora partecipazione, ancora pola, ancora occhi, ancora dildo, ancora fica.
A ogni scatto il pubblico viene immortalato e diventa opera, diventa performance. La sua scelta di immergersi è il fulcro della nostra performance.
A contare le pola abbiamo avuto un certo riscontro. Così come nella performance artistica ci si lamenta spesso della difficoltà di coinvolgere attivamente il pubblico, noi vantiamo di essere invece stati interrotti a causa di un’inaspettata partecipazione. Non siamo stati noi a interrompere, naturalmente, ma la direzione artistica in pieno panico. Perché fino a che nessuno del pubblico si espone noi siamo quelli che fanno vedere la cosa estrema, siamo il fenomeno da baraccone da esibire per scandalizzare; ma se il pubblico partecipa allora le cose cambiano. Evidentemente l’arte è solo apparenza, o viene digerita se è presentata come tale? Un investimento a responsabilità limitata. Una performance che trasforma un pubblico di centinaia di persone, con una partecipazione intensa di padri di famiglia e donne per bene che si espongono all’obiettivo e al pubblico per nutrirmi, nel compimento di un rituale sacro e coerente in piena cerimonialità in una conclave di adepti. E’ troppo! Troppo simile a uno show porno? Eppure anche la Stampa ci ha presentato, nero su bianco, come i “performer del porno”. E quindi?
Arrivano gesti dalla prima fila a sinistra, facce truci. Chiara, che è tra il pubblico per l’ennesimo giro di cioccolatini, torna su e sussurra a Nicola, Nicola sussurra a me, “dicono di chiudere”, ma siamo appena al terzo blocco di dodici minuti…cazzo, mi sto divertendo un casino!

Se non fossi scesa da sola, mi avrebbero trascinato giù per i capelli? Avrei dovuto rimanere, dovevano salire loro a tirarci giù… Ma l’atmosfera era così amorevole. La sfida, l’ostilità con cui avevamo scritto il soggetto dell’azione, il pubblico l’aveva trasformata amandoci e io non volevo guastarmi il sapore dalla bocca. Sbatto la sedia, usciamo di scena. Finita.
Nelle stanze dove ci cambiamo il direttore artistico sfuria. Nicola gli fa abbassare la cresta, ma non serve a nulla: siamo fuori, l’istallazione smantellata, i nomi cancellati, addio mia bella Napoli.
Non c’è uno scandalo, siamo osceni e osceni siamo rimasti, chi era lì però ora sa quanto è dolce l’osceno, sa quanto è sacro portarlo in scena, sa quanto può guardarci dentro e vedere qualcosa che fa innamorare. Direttore artistico a parte, ciellini a parte, responsabile dell’area Porndemia a parte. Prendersi la responsabilità fa paura come se fossimo tra gente legalmente incapace di intendere e di volere. Lo riscontro sempre. Forse lo siete. Siete incapaci di intendere e di volere, andate tutelati, imboccati, educati e vincolati. E noi siamo pericolosi perché vi invitiamo a un’iniziativa decisamente arbitraria, decisamente adulta. Decisamente bella!

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