Berlino – masochismo e barbarie

118Da due giorni facciamo l’alba e io non ho ancora scopato. Andare a letto è un’esperienza abbacinante, perché al nord le tapparelle non le usano.
Al terzo giorno di droga, sonno in piena luce, dialoghi impossibili per il mio inglese e ragazzini a cui non so tirar fuori l’uccello dalle mutande, sento di essere un po’ intontita.
Che razza di pornostar sono?
In effetti non sono tanto il tipo da festino su commissione e MiSex. Piuttosto performo per i video d’arte degli esami delle studentesse dello IED, del DAMS di Bologna o, come in questo caso, come compito per il diploma all’ECAL, scuola d’arte svizzera. Per questo siamo a Berlino come esotici italiani (“the porn people”): abbiamo performato nel video di un’artista di poco più di vent’anni, che ci paga il viaggio e ci porta a spasso per tre giorni. Siamo puttane per progetti di giovani colti e benestanti di nazioni più potenti. Veniamo presentati in uno spazio d’arte molto cool in Berlino, mostro le tette al pubblico ben vestito durante lo speech, gente che porta i pantaloni coi risvolti sui calzini costosi e attacca al muro crocifissi fatti coi telecomandi. E gradiscono anche il mio esibizionismo, forse è cool come i risvoltini e i calzini fluo, meno male.
Ma per il resto sento di non essere affatto brillante: ogni volta che Bruno o Nora mi puntano la telecamera, invece di sfoderare il mio solare esibizionismo, mi incupisco. Ogni volta che cerco di fare conversazione cado in imperdonabili gaffe o in argomentazioni cheap. Faccio proprio schifo; mi sento così confusa eppure tutto mi è familiare.

Per tre giorni mi portano con loro a ballare, a giocare a biliardo, a ping pong, ci droghiamo, rischio la rissa e lo stupro, l’assideramento e di perdermi, ma non riesco a buttarla in orgia. E’ anche vero che non è poi così facile abbassare le braghe alla gente.
A un certo punto riesco in qualche modo a prendere un cazzo in bocca e finalmente mi è tutto chiaro. La verità è che sono una masochista e mi stavo masturbando coi miei giochetti mentali. Ancora non ho le giuste strategie, perché ‘sta cosa del masochismo mi fa sempre un po’ vergognare e vergognarmi fa parte del mio masochismo! Un circolo vizioso…
Altro che porno per intellettuali! Vorrei potermi prostrare come se non ci fosse un domani. E prostrarmi ai piedi dei ragazzini ricchi di tutte le virtù, prima tra tutte la gioventù. Io alla loro età ero segregata in una casa a due passi dalla Trecca, un posto dove è passato anche il papa per una benedizione che non ha sortito alcun effetto. Ricordo che a sera avevo così tanta voglia di uscire che diventavo pazza, se non avessi avuto internet mi sarei tagliata le vene.
Sono appena stata dai miei genitori per Natale, con mia madre che ancora mi regala la mancia perché non capisce che lavoro faccio e mio padre che spera ancora che mi iscriva a psicologia. Come glielo spiego che oltre a essere esibizionista ed erotomane sono anche masochista? Questo nuovo anno abbiamo dovuto aspettare l’epifania per la nostra rituale porcata del primo dell’anno. Sono stata invitata a un appuntamento al buio con un mio fan e trac! Questo non voleva scopare, ma proporsi come sceneggiatore. Siamo arrivati al punto che mi prendeva in giro sventolando il cazzo moscio mentre io lo rincorro letteralmente. No, questo nuovo anno è iniziato strano…

Devo diventare consapevole di come alimento le mie seghe mentali per usarle come dildo o mi farò male; lo so perché mi è già capitato.
“Non ti merito, permettimi almeno di succhiarti il cazzo”
A un certo punto, l’ultima sera, arriva il ragazzino che più mi piace: giovanissimo, tatuato, decisamente nordico e ha il cazzo in tiro, dio cane, grazie! Ma intanto mi sono venute le mestruazioni e indosso un tampax per non sporcare, visto che non sono a casa mia, porcoddio!
berlinflatIl cazzo va su e giù nella mia bocca carezzandomi la gola, producendo spasmi come orgasmi. Tutto lentissimo, perché sto ancora smaltendo svariate sostanze che aumentano tutte le sensazioni e ho appena mangiato l’ennesimo kebab farcito di cipolle. Alzo lo sguardo e mi godo il viso del ragazzo più nordico a cui ho mai succhiato il cazzo. La fisionomia è quella del militare tedesco nei film sul terzo Reich e del resto siamo in Germania. Sono italo-greca, mio padre è cresciuto orfano per mano nazista, non parlo inglese come una vera plebea e sono qui in qualità di pornostar col viaggio spesato; qui da due notti e non ho ancora bevuto la loro sborra, come un giullare che non fa ridere nessuno. Ho provato a mettergli la fica in faccia già ieri e sono scappati a gambe levate, quindi sì, sono anche una schiappa. Lo so, è patetico, ma adesso, col cazzo in bocca, mi sembra tutto perfetto. E ammetto: sono così presa dal mio trip che ogni tanto mi perdo.
Dopo un po’ arriva un secondo ragazzo, anche lui giovane, elegante, dolcissimo. Non ha nemmeno voglia di scopare perché ha già dato. Non ha bisogno di me, goffa vecchia baldracca, ma si lascia spogliare. Così si unisce a noi, spingendomi la testa sul cazzo del suo amico come se stesse spingendo la sua stessa testa. Una mano e sulla mia nuca e con l’altra mi accarezza la fica. Saranno le sostanze che scendono, saranno il ritmo e il peso perfetto delle mani, ma ho una miriade di orgasmi.  La sua spinta arriva piano così da non suscitare alcuna resistenza , con estrema delicatezza arriva molto in fondo, come per darmi una dolce morte. Mentre io mi faccio il mio trip della prostrazione, proprio di fianco a me gli altri stanno copulando con ansimi forti. a ritmo con il mio respiro.

Questa oscura perversione dell’umiliazione è una cosa con cui mi masturbo fin da bambina. Così ricamo sulla fantasia della puttana per giovani berlinesi benestanti, sazi e bianchi. Vorrei farlo per sempre. Mi metterei in un angolo a raccogliere le briciole standomene a cuccia, come un cane, dimessa e prostrata. Che bello!
Probabilmente i loro trip mentali sono tutti diversi. Li vedo spaesati dalla fica in faccia, dai miei sguardi ora di sfida e ora estasiati, dalle mie espressioni mortificate, dal mio inglese, dal mio autoerotismo ostentato e, dulcis in fundo, dal mio tampax insanguinato. Ma è sabato sera e sono davvero dove volevo stare. Poi, a un certo punto, ai ragazzi viene fame e se vanno a mangiare, così, senza dirmi nemmeno ciao.  E’ la ciliegina sulla torta, perfetto. Niente sborra, ne squirt, in compenso qualche foto stupenda e un girato da visionare, così ho concluso nel sacro vincolo del matrimonio. Ringraziando il mio padrone di tutta ala sua generosità.
Questo 2019 è iniziato così, un po’strano.
Vi ringrazio per tutto, è stato un viaggio ricco di scoperte. Mi avete ricordato che anche io, da bambina, quando vedevo le stelle cadere, esprimevo il desiderio di vivere istanti di gioia e connessione, ma che alla mia età la stella cadente che può realizzare i miei sogni sono io. E oramai posso ammettere che tra i miei sogni edificanti e dignitosi ve ne sono altri tutto l’opposto, ma non meno intensi e ambiti.

 

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