Stridere

stridere

In questi anni, svegliandomi ogni mattina, sentivo stridere la mia vita, così come fa il freno sulla ruota di dietro della bicicletta mentre scendi in picchiata, tirando su i piedi per evitare i pedali che si susseguono come pugni, e sai che stai per ribaltarti, basta un fosso. Ma è solo una metafora, non che andassi a mille all’ora nei miei ritmi e nelle mie azioni, anzi, ho sempre cercato di andare col freno a mano tirato, per rabbia o per distacco. Strideva il resto del mondo che andava a palla mentre io mettevo un segno meno a tutto. Meno movimento, meno spesa, meno ambizioni, meno paure, meno attività, meno sogni, meno lotta, ho fatto un buco nel divano. Zittire la mia rabbia facendo il meno possibile è stato come cercare di tappare un geiser coi pollici, come fossi intubata, immobilizzata per non esplodere. Che cazzo di rabbia è? E poi essere arrabbiata non s’intona con gli affari, quale venditore vende ringhiando?
In ogni caso il mondo ha raggiunto me, come nelle mie visioni. Ora tra me e la gente non c’è più un abisso tale da stridere. Ora anche voi vivete come me, un po’ confusi senza un piano. Anche a voi il mondo sembra una gabbia di matti, anche per voi le settimane non saranno che vorticose orbite di palle infernali perse nell’universo. Sentite anche voi la fine del mondo incombere?
Ora che siete venuti da me a condividere la mia percezione del mondo, ora posso rialzarmi e far freddare il buco che ho scavato nel divano domandandomi quando sarebbe venuta l’apocalisse. Lo so che non è buona educazione dirlo, ma a me piace. Vi sento finalmente essere qui con me, che prima, quando correvate come idioti ai vostri posti di lavoro a produrre come stantuffi senta testa, mi facevate anche un po’ schifo. Probabilmente sarà davvero dura. Ma prima morivo dentro e invece oggi, in qualche modo, con tutta la paura, mi è tornata la voglia di parlare. Condividere la paura fa più paura ma anche meno. Quando sei lì che pensi che ci stiamo andando a schiantare e tutti corrono a lavoro, ti sembra pazzesco. Eppure non lavorare è schiantarsi. Eppure ci stiamo schiantando comunque. E qui mi rilasso perché lo so che oggi lo sentite anche voi. Poi passa. Passa tutto, completamente. Passiamo noi. Come cani in giro sulla terra, ma tutti in fila, pensando al caldo. Sempre sulla stessa traiettoria, rincontriamo i caduti ai passaggi precedenti. Perché il mondo, gira che ti rigira, si è fatto piccolo e tutto calpestato. (Ispirazione: “Dressing”, Michael Deforge. Eris, 2016)

Ora anche voi vivete come me, un po’ confusi senza un piano. Anche a voi il mondo sembra una gabbia di matti, anche per voi le settimane non saranno che vorticose orbite di palle infernali perse nell’universo. Sentite anche voi la fine del mondo incombere?

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